"Riguardo l’esposizione di quadri di Anna Galassini a Montebelluna nel 2006"di Gianmaria Fonte-Basso
Ho colto, nei dipinti di Anna Galassini, una qual ansia di poesia in alcune nubi rosate che si dissolvono in oro opaco, nell’azzurro di un cielo mattinale.
Sembra voglia parlare soltanto di loro, senza legarle con null’altro che non il proprio colore, in un modo tenue, silenzioso, puro.
Quelle nubi fan sembrare le tele e i murali un cielo dove le rondini modulano il loro gorgheggio fresco e senza fine; nei ricordi restano il colore, la luce, un forte e sentito ideale. La vita, allora, diventa piena di una gioia segreta ed è un piacere cogliere il battito di un cuore che ci si avvicina colmo di raggi caldi e generosi.
Se noi potessimo sentir pulsare il suo cuore, lo troveremmo incredibilmente lirico.
Anna Galassini ha un dono naturale che esprime con un’ardente volontà di perfezionamento, non mercanteggia l’animo, crede nel suo lavoro, ed è per questo che merita il nome di artista.
Pittore (o pittrice) non è un uomo (o una donna) che fa immagini, è un uomo ( o donna) che crea suggestioni ed in quella capacità non c’è mestiere- non si è mai visto un cardellino vendere il suo soave chiacchierio, né il merlo chieder ascolto per il suo primo canto mattutino al sole che ancora non si leva.
Se ho ben capito, Anna è grata se le è consentito di conservare la gioia onesta della sua arte.
Il linguaggio del colore è universale, come quello della musica e della poesia.
La pittrice padroneggia con vigore e maestria sia il colore ad acqua che l’olio e l’acrilico, tecniche esercitate negli anni di studio presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Ho l’impressione che conosca ciò che sta dietro i fondali della vita; son le frange, le sfumature dell’esistenza che possono esser dette solo da chi “osa”l’arte, poiché esse rivelano le nostre più intime disposizioni.
Ciò che risalta, nei dipinti di Anna, è un lirismo schietto e spontaneo, estraneo a virtuosismi; le sue opere mantengono incanto e mistero, melodie che eludono l’armonica freddezza.
Traccia segni e colori come se dovesse esprimere un canto, una voce, con naturalezza e freschezza; sembra, ad un occhio distratto, che s’abbandoni ad inutili barocchismi, guardando però con maggior attenzione si nota che la pittura è direttamente rivolta verso l’interno e che la pittrice non si avvale di alcun espediente che non sia la sua piacevole sensitività.
La quale, però, non è frutto di sistematicità, Anna non isola né rinserra una scoperta propria, come se volesse per sé sola un frutto qualsiasi, lei apre e diffonde le sue scoperte e il frutto è il mondo.
La pittrice ha notevole ricchezza coloristica, a volte anche manierata, (soprattutto quando vuol enunciare con accentuati svolazzi il dinamismo di figurazioni che hanno un carattere secondario) ma il suo manierismo non è mai eccessivo.
Le tinte ricordan la primavera che accende la natura, ed Anna ha la fortuna di possedere una “voce” di giusta sonorità, con profonde risonanze interiori.
Pare di incontrare il dio romano “Vertunnus”, elogiato dal poeta latino Properzio, divinità che si aggira per le rupi e riposa in tranquilli specchi d’acqua- singolare coincidenza, nei paesaggi spaziati della Galassini il verde è uniforme, ancora intriso di ombre notturne; il primo raggio di sole pone lievi pennellate malvacee, mentre il cielo rigato di nubi sospese trascolora all’orizzonte.
I tramonti stremano e ci fan smarrire; sopra un cielo di crepuscolo, scuro allo zenit, più chiaro all’orizzonte, solcato da cirri leggeri e affusolati, indica un paesaggio sospeso ad un incantesimo, immobile ed astratto.
Le creazioni dello spirito sono più vive della materia, scriveva il poeta Charles Baudelaire.
Anna Galassini vuol portarci in una dimensione di simpatia con le sue opere, sembra che voglia sedurre la nostra sensibilità e disorientare la ragione, sollecitando la nostra oggettività e soggettività.
Mi chiedo da dove possa scaturire tale impeto di fantasia vitalistica; i suoi quadri sono realtà a sé, non son forme definite ed effettive, così diversi e distanti da esperienze quotidiane e da esperienze artistiche anteriori.
Ho pensato, in prima istanza, ad incontri con l’informale, con un astrattismo non geometrico, poi mi son reso conto che hanno prossimità con l’astrattismo lirico, connotato però da legami a forme riconoscibili, incerte e vaghe come le figure del dormiveglia.
Per analogia o vagabondaggio retorico, posso accomunarle al simbolo del germe che, nascosto, un giorno solleva la crosta del terreno per compiere il suo ciclo meraviglioso.
I dipinti di Anna son sentimenti portati in presenza, sentimenti che nessuna lingua ha mai creato, sentimenti che costituiscono il nostro presente e , pur sempre uguali, son sempre nuovi, benché sfuggenti.
Custoditi nella nostra intimità, si presentano al ricordo ogni volta in modo diverso.
Anna non vuole dare l’illusione del reale per contentarsi di raggiungere gli stereotipi, distribuiti un po’ meccanicamente, al contrario, cerca sviluppi inattesi, e canta per noi con la sua voce estesa e sommessa.
Nulla svaria più dell’incanto cui la pittrice vuol farci partecipi, nulla rende più attraente l’ora dell’agio e del riposo.
La fantasia finisce per plasmare il mondo nella forma che gli esseri umani lo percepiscono, e se la realtà non risponde a questa percezione la si potrà modificare quando necessario.
Anna Galassini con le sue creazioni ci offre questa ulteriore possibilità, con i suoi tocchi soffici e piumosi, con slancio, brio e vivacità, per vie di un cromatismo garbato, senza inutile sfarzo o compiacimento.
Propone soggetti decorativi con uno stile non del tutto convenzionale, fa capire le sottili malie seduttive dell’arte, medium che aiuta lo spettatore a riflettere su se stesso, e lo induce a scendere sollecitamente in quel punto della sua geografia interiore dove si adunano e raccolgono i fatti della vita che meritano di essere ricordati.
Anna crea forme a tenue, ondato rilievo con fantasiose ideazioni di ricami lineari composti di curve, piega come giunchi le figure, le case, gli alberi, le avvolge di aggomitolate pieghe cromatiche. Riesce però ad animare di vibrazioni la materia ed il rilievo acquista forma aggraziata e sensitiva.
E’ naturale, infatti, istintiva, la tendenza alla grazia, grazia semplice, non corrosiva, fine ed elegante.
Il particolare è allontanato, l’unità delle masse risulta infrangibile e, anche quando sfalda la forma, per comunicare ad essa una qual irrequietezza, sopravviene un voluto controllo, in “virtù” di una espressione di acuta impressionabilità e di scattante sensitività.
I suoi lavori, dipinti ad olio, acquarelli, murali, sembran paraventi fioriti, usa toni chiari, perlati, come gocce inumidite dalla rugiada.
Tranquille son le atmosfere, Anna liquefa i colori più forti in ombre diafane, svela i topazi preziosi, i bianchi serici, i carmini, traverso un seminio di tinte intense e campiture estese.
Nella chiarità lo splendore dei colori si accorda in sinfonie luminose, brillano le cromie nell’aria con limpido fulgore.I gialli sonori, diffusi, levano dalla scena un concerto di note squillanti.
Sono note liriche per cantare la gioia di una primavera perenne, una specie di “marivaudage bucolico” che esala deliziosamente, come un’incredibile fioritura.
Contemperamento di realtà e fantasia, di precisione e di lineare eleganza, tutto questo io trovo nell’arte di Anna Galassini, ed ancora tinte di velluto, forme calde di vita, movimento espresso per mezzo di decise spezzature di contorni, placide, colme di riposanti curve.
Nei murali e nelle tende colorate, veli trasparenti come l’aria ialina dovuta a un cielo lavato, la leggerezza e l’agilità delle linee si uniscono a darci un’immagine raffinata, vicina al sogno o ad un ideale.
Colore e luce dialogano in modo dialettico: il colore è l’elemento naturale, la luce è l’elemento immateriale che lo trascende.
Anna ci porta in un mondo “altro”, le sue opere dan serenità, allontanano le angosce come un amuleto: l’infinito in un guscio di noce.
Sicuramente la personalità della pittrice è suscettibile di ulteriori chiarificazioni che, penetrando nelle pieghe più intime della sua arte, consentano di assegnarle il posto che le compete nella pittura veneta del momento.
Io trovo che un indescrivibile e ricco profumo emani tutt’intorno dai suoi dipinti, dai suoi murali, dai veli dai piedi di vento, che ondeggiano dolcemente come accarezzati da tiepidi soffi.
Febbraio 2006 Gianmaria Fonte - Basso